IL GATTO NELL’ANTICO EGITTO: ANIMALE O DIVINITÀ?
Il gatto nell’Antico Egitto era un animale rispettato e venerato, considerato addirittura una creatura magica, portatrice di fortuna e spiritualità.
I gatti erano letteralmente adorati dal popolo egiziano per vari motivi: i nobili li consideravano portatori di ricchezze materiali, di status e di grazia, mentre per la gente comune erano animali utili e alleati dell’uomo poiché cacciavano serpenti, uccelli e topi ed erano anche impiegati per mantenere i granai e i magazzini liberi dai parassiti.
Soprattutto quest’ultima funzione era un’attività importante che li rendeva particolarmente apprezzati, perché in un certo senso avevano il potere di proteggere il popolo dalla fame.
Il gatto era considerato un guardiano spirituale e, pensandoci bene, non è difficile da credersi: basta semplicemente osservare un gatto, i suoi movimenti, il suo sguardo attento, la sua eleganza. Sembra davvero un animale sospeso tra la terra e la dimensione spirituale!
Per esprimere questo rispetto i gatti venivano spesso ricoperti di gioielli e ben nutriti. Era un rapporto talmente sentito e intenso, quello tra gli antichi egizi e i loro gatti, che anche i gatti venivano mummificati, esattamente come si faceva con gli esseri umani.
Inoltre, secondo alcune ricostruzioni storiche, sembra che quando un gatto moriva il suo proprietario si depilasse le sopracciglia in segno di lutto profondo.

IL SIGNIFICATO SIMBOLICO DEL GATTO NELL’ANTICO EGITTO
I gatti venivano considerati animali caratterizzati da un’affascinante dualità di temperamento: da un lato protettivi, premurosi e leali, ma dall’altro combattivi, indipendenti e feroci, se necessario.
Agli occhi degli antichi Egizi queste caratteristiche rendevano i gatti creature speciali, non terrene. Tanto che, secondo la mitologia egizia, gli Dei potevano trasformarsi in qualsiasi animale, ma solo la Dea Bastet aveva il potere di trasformarsi in gatto. In ogni caso, gli antichi Egizi credevano che tutti gli Dei avessero delle qualità feline: intelligenti, furbi, veloci, ammaliatori.
I gatti erano considerati animali sacri e divini. In particolare il gatto maschio era sacro al Sole e a Osiride, mentre la gatta era sacra alla Luna e a Iside.
Esiste una correlazione importante tra i gatti e la morte, nell’Antico Egitto, poiché si credeva che questi animali avessero il compito di condurre gli esseri umani nell’aldilà al momenti della morte.
LA RAPPRESENTAZIONE DEL GATTO NELL’ANTICO EGITTO
I felini erano talmente importanti a quei tempi che ancora adesso possiamo ammirare rappresentazioni monumentali che li raffigurano, come la Grande Sfinge di Giza – vicina alle piramidi del Cairo e posta proprio a loro protezione – un monumento lungo più di 70 metri che ha la testa di un uomo e il corpo di un leone.
La Dea Sekhmet – divinità guerriera portatrice di guarigione – era raffigurata con la testa di un leone e il corpo di una donna e la Dea Bastet – simbolo della vita, della fecondità e della maturità – era rappresentata come un felino, un gatto o un leone.
Nella città di Bubastis venne costruito un tempio di pietra in onore proprio della Dea Bastet, un luogo di culto dove tutti i gatti vagavano liberamente e i fedeli, arrivati lì in preghiera, li osservavano e li studiavano per trarre dai loro comportamenti consigli e presagi della Dea stessa.

IL SACRIFICIO DEI GATTI NELL’ANTICO EGITTO
L’uccisione di un gatto nell’Antico Egitto era punita molto severamente, più di quella di qualsiasi altro animale, anche se si trattava di un incidente. Quando un gatto moriva di morte accidentale, le persone che lo avevano accudito in vita si disperavano e rispettavano il lutto come se si trattasse di un essere umano, un vero e proprio membro della famiglia.
Sembra incredibile da credere, ma i gatti venivano addirittura imbalsamati e sepolti con ogni onore. Nelle città di Tebe e Menfi sono stati trovati cimiteri contenenti mummie di gatti.
Eppure, essere animali così considerati e venerati non era sempre un vantaggio per i gatti. Nell’Antico Egitto, nonostante fosse punibile, persisteva l’usanza di uccidere animali per offrirli in sacrificio votivo agli Dei. Il sacrificio era un mezzo per placare l’ira degli Dei o invocare aiuto. I gatti naturalmente erano gli animali più sacrificati, poiché considerati ultraterreni e spirituali.
Sembra addirittura che spesso venissero comprati solo per avere una sepoltura con loro! Gli antichi Egizi infatti credevano che essere sepolti insieme ad un gatto garantisse protezione nell’aldilà, questo perché i gatti creavano una sorta di ponte, di legame tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti.
I GATTI EGIZIANI OGGI
Tra le tante razze originarie dell’Antico Egitto e quelle riconducibili ad esse, le più popolari e conosciute al giorno d’oggi sono sostanzialmente due: lo Sphynx e il Mau Egiziano.
IL GATTO SPHYNX
Il gatto Sphynx, con il suo aspetto unico e affascinante, è spesso erroneamente chiamato “gatto egiziano”. Questo soprannome deriva dalla sua somiglianza con le rappresentazioni iconografiche del gatto nell’Antico Egitto e dall’affinità con il termine “sfinge”.

Il gatto Sphynx, con il suo aspetto unico e senza peli, sembra proprio uscito dalle antiche rappresentazioni artistiche dell’Egitto. La sua testa è piccola e triangolare, con orecchie grandi e occhi vivaci. La sua pelle è coperta da un sottile strato di peluria che lo rende ancora più affascinante e particolare.
Ogni carezza che gli si dona è come un contatto diretto con la storia millenaria di questo antico paese.
Ma perché viene chiamato erroneamente “gatto egiziano”? La risposta risiede nella sua somiglianza con le sfingi, creature mitologiche che hanno ispirato molti artisti dell’Antico Egitto. Le sfingi, infatti, erano rappresentate come creature con il corpo di leone e la testa umana, spesso con una parrucca di lino sul capo. La somiglianza tra il gatto Sphynx e queste affascinanti creature mitiche ha portato molti a chiamarlo “gatto egiziano”.
Tuttavia, non lasciamoci ingannare dalle apparenze, perché il gatto Sphynx non è solo un simbolo dell’Antico Egitto, ma è una razza di gatto moderna e affettuosa. Questi gatti sono noti per la loro intelligenza e per il loro carattere socievole. Oltretutto, a causa della mancanza di pelo sono molto sensibili al freddo, e quindi cercano ancor di più il calore dei loro umani preferiti. Sono anche molto curiosi e giocosi, pronti a esplorare ogni angolo della casa e a divertirsi con i loro giocattoli preferiti.
IL GATTO MAU EGIZIANO
Quello che invece a tutti gli effetti è il “gatto Egiziano” è il Mau Egiziano (la parola Mau significa “gatto” o “ sole” in egiziano), una delle più antiche razze di gatti domestici che, secondo alcune ricerche, potrebbe essere imparentato con una sottospecie maculata del gatto selvatico africano.

Il Mau Egiziano – riconosciuto ufficialmente solo nel 1968 – ha delle caratteristiche fisiche specifiche, come le macchie presenti non solo sul pelo ma anche sulla pelle, un corpo più piccolo degli altri gatti, particolarmente flessuoso e atletico, la testa a forma di cuneo, occhi a forma di mandorla e un mantello di colore argento, bronzo o fumo. E’ inconfondibile, magico e bellissimo.
Scegliere il Mau Egiziano come compagno felino significa scegliere di convivere con un gatto molto intelligente, incredibilmente leale e socievole. Ha un carattere mite, schivo, timido e tranquillo. La sua eleganza è simile a quella del ghepardo: si muove e salta con velocità e flessibilità maggiori rispetto agli altri gatti domestici.
Il Mau Egiziano è considerato una delle razze più antiche di gatto domestico.